Antonio Di Pietro si schiera contro la legge sulle intercettazioni e lo confessa al blog di Beppe Grillo. «Siamo ormai ridotti alla informazione giudiziaria, scrive Beppe Grillo, per sapere cosa succede. E ci vogliono togliere pure quella. Il governo Prodi è nato morto con l’aborto della nomina di Mastella alla Giustizia».
Mentre il popolo italiano si abitua ai continui scandali, che ad intervalli regolari deflagrano in questo o in quel settore, la nostra classe dirigente, dimentica delle sue ataviche differenze, si trincera dietro un muro di democraticità, di diritto alla privacy e di diritti individuali.
E così mentre vallettopoli, calciopoli, tangentopoli e con loro i furbetti del quartiere e le varie scalate, hanno caratterizzato, per quanto ne possiamo sapere, gli ultimi anni della democrazia italiana, i nostri politici hanno deciso di imbavagliare l’informazione. Di punire l’anello debole della catena (i giornalisti, punibili pecuniariamente, sino a 100.000 euro, ma anche penalmente) e di lasciare nella sua naturale ignoranza la cittadinanza, che, se passasse la legge, verrebbe informata solo a chiusura del processo. E così, però, il cittadino potrebbe continuare del tutto indisturbato a fare il tifo per questa o quella squadra di calcio, per questo o quel governatore, per questo o quel politico, giornale, banca o assicurazione che dir si voglia.
Ma la legge, che tra poco verrà discussa in Senato, raggiunge anche un altro obiettivo, che è quello di permettere al giornalista di farsi gli affari suoi e quindi viver meglio, lontano dalla morbosità del quotidiano.
Con buona pace per i futuri golaprofonda, Nixon e Watergate.
[Alcuni passi della lettera del Ministro Di Pietro]
I nostri emendamenti si propongono di eliminare le pesanti sanzioni, anche penali, ai giornalisti, che sono l’anello debole della catena, e di garantire la possibilità di accedere alle intercettazioni durante le indagini preliminari una volta messe a disposizione delle parti e riconosciute rilevanti ai fini penali.
Le intercettazioni di D’Alema e Fassino, come quelle dei politici legati a Berlusconi, hanno infatti un significato “politico” e, per questo, non possono e non devono essere sottratte alla valutazione degli elettori.
La stessa Corte Europea dei diritti dell’uomo ha dato pienamente ragione alla nostra decisione di non votare al Senato il testo sulle intercettazioni. Lo ha fatto con una recente sentenza che ha condannato la Francia per violazione della libertà di espressione in relazione ad una condanna dei tribunali francesi di due giornalisti per la pubblicazione di un libro sul sistema di intercettazioni illegali durante la presidenza Mitterrand.
Firma anche tu contro la legge bavaglio-Mastella
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