L’anti-politica, estrema ratio di una classe decotta


Periodicamente la casta dei politici o dei politicanti come vorrebbe il vecchio Platone, si chiude a riccio e paventa lo spauracchio dell’antipolitica.

Premmesso che Grillo e il Movimento Cinque stelle mi piace, ma non mi esalta, fosse solo per il razzismo strisciante dell’ex comico genovese, non vedo cosa ci sia di tanto scandaloso in una persona che denuncia il malaffare nello Stato italiano, fatto questo che trova, anche solo a livello teorico-potenziale la spalla in una buona fetta della società italiana, che è onesta.

L’abbecedario (Alfano-Casini-Bersani) e tutto il magma di omuncoli e lacché che li circonda, piuttosto che sbandierare una presunta superiorità e metter in guardia i cittadini dal fenomeno anti-politica, dovrebbero ri-formarsi e riformare il loro pensiero, i loro partiti e le loro azioni legandole, finalmente, ad un sistema di valori realmente universali. Invece no! Parlano di populismo. Quando Alfano e Casini col populismo hanno sino all’altro ieri amoreggiato schifosamente e neanche Bersani si può dire che sia stato totalmente esente da questa pratica obbrobriosa.

Tutti i vari commentatori come gli onorevoli, i giornalisti, i direttori, gli editorialisti e presunti intellettuali che pasteggiano sui canali televisivi e dalle colonne dei quotatissimi giornali italici, dovrebbero spiegarci che cosa è l’anti-politica. Perché di certo questo sentimento non è rivolto alla nobile arte di amministrare la cosa pubblica, come non è rivolta ai partiti considerati genericamente come libere associazioni di persone intorno ad un’idea o a una visione condivisa, i tedeschi colti parlerebbero di weltanschauung. Quello che banalmente e troppo sinteticamente viene chiamata anti-politica altro non è che il rigurgito della gente per bene nei confronti di una manica di delinquenti, incapaci, quotidianamente distratti dai propri interessi personali quando per lavoro dovrebbero amministrare gli interessi della cosa pubblica.

Se fosse possibile fare delle domande a questi signori feudali la prima sarebbe di certo questa: avete il privileggio di stare in Parlamento? Perché non la finite di distrarre l’opinione pubblica dai problemi reali per salvarvi il vostro aureo deretano e vi mettete seriamente a lavoro per salvare il nostro bronzeo deretano?

Domande che a vario titolo e in vario modo ho posto a queste persone, ma questi, presentissimi sui social network, non si degnano di nessuna risposta, perché la democrazia e il web 2.0, per loro, altro non è che l’ennesimo ufficio stampa.

Spero che la rivolta del pane, di manzoniana memoria con quel simpaticissmo canuto che con le unghie gratta l’intonaco della casa del Vicario, possa nel ventunesimo secolo divenire una realtà. Sappiamo già che il ruolo del narratore, che stigmatizza il vegliardo perché dimentico delle cose ultraterrene, sarà adeguatamente  ricoperto dall’abbecedario o da chi per loro, a latitare, invece, sono i ruoli dei vecchi canuti.

"L'effetto Brunetta" risana l'Italia


Oggi a Omnibus, programma della La7, era presente il ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione, Renato Brunetta, che ha delucidato i primi atti del suo dicastero.

Ormai non è più una notizia, il peso della pressione fiscale sul contribuente non diminuirà.

Eppure questo è stato un punto cardine di tutta la campagna elettorale del PdL. Ma gli esperti al governo hanno scoperto che la congiuntura internazionale, in atto da molto prima di questa primavera, non permette alcuna crescita economica per l’Italia, quindi, le tasse non verranno abbassate. Naturalmente, come tutti noi sappiamo anche senza le spiegazioni di Brunetta, meglio va l’economia, più soldi si producono, più diviene facile migliorare i conti, è una ovvietà che il ministro Brunetta, però, ha presentato come un disvelamento della verità. Questo mantra però non è piaciuto a Franco Bechis, direttore di Italia Oggi, che incalzando il ministro ha sottolineato come la pressione fiscale diminuisce se vengono tolte, cancellate, ridotte le tasse. A questa provocazione Brunetta, un po’ in imbarazzo, ma con il suo solito sorrisetto, ha risposto che in fondo le tasse sono state tagliate, grazie alla cancellazione dell’Ici e alla detassazione degli straordinari. E’ un peccato poi scoprire che questo meraviglioso taglio fiscale, del quale possono essere felicissimi gli elettori del centrodestra, ha già enormi ripercussioni sulla vita di tutti noi, come qualche giorno fa scrivevo.

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I giornalisti europei bocciano ancora una volta la praxis italica. Le intercettazioni sono uno strumento della democrazia


A volte vengono dei dubbi. A volte quando ti viene ripetuta continuamente una certa cosa può succedere che inizi a credere alla veridicità di quella cosa, anche quando il tuo pensiero inizialmente non la reputava tale.

Questa dinamica è talmente vera tanto quanto è banale e come si sa più una cosa è vera più è semplice, più è distante dagli inutili arzigogolamenti intellettualistici più è reale. Ma visto che nessuno di noi è onniscente e soprattutto visto che ci sono situazioni, realtà, dimensioni a noi lontane il dubbio si fa ancor più forte quando a criticare la nostra posizione è una persona che vive, lavora e sta a contatto quella situazione, realtà e dimensione a noi avulsa. Di cosa sto parlando? Ma naturalmente delle intercettazioni.

Qualche dobbio mi era venuto, ma quando è la Federazione europea dei giornalisti a criticare la politica dell’attuale governo, beh qualsiasi dubbio si scioglie come neve al sole.

riporto di seguito il resoconto della Federazione nazionale della stampa italiana sull’incontro tenuto ieri a Berlino dalla Federazione europea della stampa:

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Chi ben comincia è a metà dell’opera. Berlusconi i leghisti, Alleanza Nazionale e Alfano.


manifesto elettorale Lega Nord

Il Governo è nato. La squadra dei ministri è stata fatta, tra gioia ed insoddisfazioni, Berlusconi ha disegnato il Consiglio dei Ministri, ora si aspetta solo l’incarico del Presidente della Repubblica Napolitano.

Eccenzion fatta per Franco Frattini (esteri), Gianni Letta (sottosegretario) ed, alcuni dicono pure, Giulio Tremonti (economia) questo è un Governo di bassissimo profilo. Oltre alla bravissima e preparatissima Giorgia Meloni (alle politiche giovanili) una sorpresa positiva potrà essere incarnata da Luca Zaia (politiche agricole). Un governo comunque dove, a parte i sopra citati, non ci sono né tecnici, né professionisti delle istituzioni né politici di lungo corso, coloro cioè che possono vantare una professionalità costruita negli anni.

Quello che appare subito evidente invece è il ridimensionamento di Alleanza Nazionale, messa a tacere per l’ennesima volta dal Presidente del Consiglio, questa volta con quattro ministeri, di cui uno senza portafoglio, la sindacatura di Roma e la presidenza della Camera dei Depuatati. Un ridimensionamento in favore dell’ago della bilancia che ha determinato le scorse politiche, la Lega Nord.

Altro dato non proprio confortante è la fioritura di 21 ministeri in aperto conflitto con la legge Bassanini, approvata nella scorsa legislatura, che ne imponeva un massimo di 12, ma già Berlusconi ha assicurato che in nome della Semplificazione il nuovo governo la cancellerà, altrimenti come farebbe a mantenere in piedi quella che potrebbe tranquillamente diventare un’accolita di rancorosi ?

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