COSA COMPORTA SMANTELLARE UNA CENTRALE NUCLEARE


La centrale di Caorso, in provincia di Piacenza, è stata la più recente e la più grande fra le centrali nucleari italiane. L’impianto è stato realizzato nel periodo 1970 – 1977.



Nell’agosto 2000 venne approvato il decreto relativo al decommissioning (smantellamento) che autorizzava una serie di attività, di messa in sicurezza e di avvio della dismissione:
– sistemazione del combustibile irraggiato in contenitori idonei allo stoccaggio ed al trasporto;

– trattamento e condizionamento dei rifiuti radioattivi;

– interventi nell’Edificio Turbina e sistema Off-Gas2;

– smantellamento Edificio Torri RHR (torri di raffreddamento).

– decontaminazione circuito primario.
Nel 1999 il governo italiano costituisce una Società per Azioni denominata Sogin S.p.A., per la chiusura e lo smantellamento delle 4 centrali nucleari presenti sul territorio nazionale.

Secondo i dati forniti dall’Ing. Renzo Guerzoni, SOGIN S.p.A.- Responsabile Area di Disattivazione di Caorso
Smantellare la centrale di Caorso produrrà materiale radioattivo:

– circa 4.100 m³ di rifiuti di Seconda Categoria, in questa categoria ricadono i rifiuti che decadono in tempi dell’ordine delle centinaia di anni. Questo materiale va conservato in superficie o a bassa profondità con strutture ingegneristiche adeguate.
– circa 150 m³ di rifiuti di Terza Categoria, in questa categoria ricadono i rifiuti che decadono in tempi dell’ordine delle migliaia di anni. Questi materiali vanno posti in formazioni geologiche a a grande profondità.

I rifiuti prodotti vengono stoccati nei depositi di cui è dotata la centrale in attesa della definizione del deposito nazionale. Il programma prevede il completamento dello smantellamento degli impianti e il condizionamento dei rifiuti entro il 2019.
I costi complessivi per lo smantellamento dell’impianto di Caorso ammontano a 451 milioni di euro, escluso il riprocessamento del combustibile, il cui costo, incluso lo stoccaggio temporaneo all’estero in attesa del trasporto al Deposito Nazionale Italiano, è stimato complessivamente in circa 300 milioni di Euro. Questi costi sono a carico di tutti gli italiani. Nella bolletta della luce c’è infatti una voce specifica (componente A2) che viene periodicamente determinata dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas e copre le spese per la dismissione degli impianti nucleari in Italia.

Alcune indiscrezioni (La Repubblica 26 febbraio 2009) vorrebbero Ragusa come uno dei quattro siti prescelti per la costruzione del reattore  EPR di nuova generazione:

Presidente della Provincia Regionale di Ragusa Franco Antoci: Mi sento di esprimere, a nome della comunità iblea che rappresento, il mio “no” perché una tale realizzazione sarebbe nettamente in contrasto con la specificità e la vocazione del nostro territorio

Sindaco di Ragusa Nello Dipasquale: Non riesco a dire un no a priori. Prima di dire qualsiasi cosa dobbiamo sapere quali siano le ricadute positive per il territorio, per le famiglie e le industrie. In ogni caso questo è il mio personalissimo pensiero. Il referendum è un passaggio obbligato, qualora il nostro territorio venissee scelto come sito per la costruzione di una centrale nucleare.

Il sindaco di Modica Antonello Buscema: “ Sono del tutto contrario alla presenza di un impianto termonucleare nel territorio della mia Città come nel resto della provincia di Ragusa e nell’ intera area del Sud-Est siciliano”.

Il sindaco di Vittoria Giuseppe Nicosia: Nucleare? No grazie!

Il Sindaco di Comiso Giuseppe Alfano: si dichiara “favorevole al nucleare, purché rispettoso dell’ambiente”;

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