NOTO RIBADISCE IL SUO NO ALLE TRIVELLAZIONI


La difesa degli interessi petroliferi attuata dal sindaco di Ragusa, Nello Dipasquale, appare sempre più isolata e priva di senso. Al coro di no adesso si sono pure aggiunte le voci del sindaco di Vittoria, Giuseppe Nicosia, e del sindaco di Noto, Corrado Valvo.  “Non si condivide assolutamente – dichiara il primo cittadino di Noto – il pensiero del collega di Ragusa, il quale ritiene che il tantundem corrisposto dalle imprese petrolifere, finalizzato alla contribuzione di opere pubbliche, possa essere esaustivo del danno che si potrà produrre in maniera irreversibile nel nostro territorio. Tale comportamento deve essere scongiurato, appunto perché la potenza economica di queste royalty potrebbe determinare quella colonizzazione a cui, purtroppo, parte della Sicilia ha pagato un prezzo elevatissimo in termini di deturpamento di aree e territori”.

Se questa è l’opinione del sindaco di Noto, il primo cittadino di Vittoria si complimenta dal canto suo con la presa di posizione dell’assessore regionale Fabio Granata, che si è schierato contro le trivellazioni in provincia di Ragusa.

Sarebbe interessante conoscere l’opinione e/o la risposta del sindaco di Ragusa, il quale, però, ha ben deciso, in totale solitudine e senza dare spiegazione alcuna, di barattare il nostro territorio con un qualche restauro. Verrebbe da opporsi a queste “decisioni calate dall’alto”. Ma la tanto decantata indipendenza del sindaco di Ragusa pare riguardare solo il Parco degli Iblei e quindi i vari interessi lobbistici di industriali e costruttori.

Nel frattempo il pozzo Cammarana1 dell’Eni, al 10° km della strada provinciale Ragusa-Santa Croce Camerina, viaggia a pieno regime, peccato che per quella spianata di cemento e per quell’innocua torre siano stati estirpati carrubi ed ulivi secolari.

In un territorio che si vorrebbe a vocazione turistica ed agricola non dovrebbe trovare alcuna cittadinanza questo mal celato tentativo di genuflessione agli interessi delle compagnie petrolifere, la cittadinanza e le istituzioni, invece, dovrebbero, una volta per tutte, convincere il governo nazionale e quello regionale della necessità di un altro tipo di sviluppo lontano dalle solite speculazioni che ben conosciamo.

Anche noi abbiamo avuto il nostro disastro ambientale, dai più dimenticato. Eravamo agli inizi degli anni Ottanta a Punta Braccetto ed una Petroliera, non è chiaro il perché, decise bene di sversare in mare il suo petrolio.

foto di Pippo Tirella

foto di Pippo Tirella

foto di Pippo Tirella

foto di Pippo Tirella

Recensione allo spettacolo del 20 marzo. 84.06


Lo scorso 20 marzo è andato in scena, al Teatro Vittoria Colonna, la rappresentazione “84.06” del collettivo artistico romano Santasangre.

Sin dall’inizio è stato ben chiaro che avremmo assistito a qualcosa di diverso.

Niente sipario. Nessuna attesa. Due dei performer sono già sul palco. Impettiti e distaccati ci osservano senza batter ciglio. Le loro tute anonime li identificano. Non hanno né armi né gradi, non sembrano soldati anche se la loro postura, il loro aspetto, li ricorda. Accanto a loro due tavolini, con due computer e di sottofondo il gracchiare di una radio non ancora sintonizzata.

La rappresentazione non è ancora iniziata, scambio due parole con il mio vicino, ma sono disturbato (anche lui, ma me lo confesserà solo all’uscita da teatro), infastidito da quei due e dal gracchiare della radio.

Finalmente si spengono le luci, i due prendono posizione ed iniziano a lavorare. Un sistema di carrucole fa cedere pesantemente e ripetutamente dei pesi sul palco o meglio su un muro di cemento costruito sul palcoscenico. Una, due, tre volte finché non è ridotto in macerie.

Si illumina la parte più remota del palcoscenico, compare un uomo, si è appena svegliato, è in una stanza, in una teca di vetro. La radio ha smesso di gracchiare, adesso trasmette degli oridini perentori e lui, l’uomo nell’ampolla, li esegue in silenzio. Sono movimenti ripetitivi, meccanici a volte sincopati. Lui, che viene identificato solo con un numero di serie, non è solo. Una serie di ologrammi, di suoni ed una musica ipnotica lo accompagnano, lo esortano e lo costringono. L’atmosfera è cupa, asfissiante, e più la performace va avanti più la costrizione si fa viva.

Le associazioni sono immediate e non c’è bisogno di nessuna elaborazione. Il parallelismo con opere quali Fahrenheit 451, di Ray Bradbury, o con 1984, di George Orwell, è lapalissiano. La critica o il “racconto” della società di massa è sotto gli occhi di tutti.

E’ un crescendo di proiezioni vomitate sullo sfondo e al suo fianco, di suoni deflagranti, di violenza fisica che ne determina la ripetitività ossessiva dei gesti. Scorre così lo spettacolo lasciandoci senza fiato, sino alla dichiarazione.

A loro, a quest’Ente sovraordinato, a questo Grande Fratello, non interessano i suoi peccati, il suo passato, ciò che loro hanno a cuore è la sua volontà, che ben presto sarà piegata all’unico pensiero. Non è il suo agire che si vuole bloccare, è il suo istinto a pensare che va annientato.

84.06 è un’opera sofisticata, che riesce ad annullare progressivamente categorie come lo spazio e il tempo, sempre più entità amorfe, totalmente asservite alla sapiente manipolazione dell’Ente, non a caso il racconto si conclude così come era iniziato. Quasi un omaggio all’eterno ritorno nietzschiano, scopriamo che è lo stesso protagonista a manovrare il sistema di carrucole affinché quel muro, sempre meno materico, possa esser dissolto una volta per tutte.

84.06 è uno spettacolo claustrofobico, piacevolmente angosciante, forte dell’assenza di qualsiasi dialogo verbale, risulta capace nell’indicarci il percorso inevitabile dell’omologazione.

Prevendita: Agenzia Viaggi Macauda-Denaro via Bixio,113/a -Vittoria – tel. 339.2928965
da lunedì al venerdì 9.30/12.30 – 16.30/19.30